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martedì 7 settembre 2021

Amore punito ed il serpente alato

di Claudia Zerbinati


Il ladro di miele

“Punse una volta un’ape crudelmente

Eros, ladro di miele, che rubava

Da un alveare e in punta gli bucò

Tutte le dita. E lui sentì dolore,

soffiò sopra la mano, batté i piedi

saltò, fece vedere ad Afrodite

qual era il punto dove aveva male

e borbottava che un insetto piccolo

come l’ape potesse far ferite

tanto grandi.

“Ma tu”, rise la madre,

“sei come l’ape: tu sei così piccolo, 

ma fai delle ferite tanto grandi”



Venere e Cupido con un favo di miele è un soggetto che il tedesco Lucas Cranach il Vecchio dipinge in più versioni (una è a Roma alla Galleria Borghese, una seconda alla National Gallery di Londra ed una terza a Bruxelles al Musée des Beaux-Arts). La fonte cui attinge è il XIX degli Idilli, composti da Teocrito, considerato l’ideatore della poesia bucolica, 2300 anni fa. Il testo era stato tradotto dal latino in tedesco nel 1522 e nel 1528 ed i dipinti sono realizzati tra il 1529 ed il 1531.

La sinuosa Venere è raffigurata in una posa che ne evidenzia il fisico affusolato, e si mostra nuda, tranne per il cappello ed il girocollo che la qualificherebbero come una cortigiana. La sua carnagione eburnea è evidenziata ad arte dallo sfondo di un cespuglio scuro (probabilmente di alloro) ed essa si appiglia al ramo di un melo carico di frutti, secondo l'iconografia di Eva che proprio in quegli anni era oggetto di importanti dipinti e studi sulla proporzione umana: un esempio è la celebre incisione del Peccato originale di Dürer, a cui sembra rifarsi anche il bosco ombroso, popolato di animali simbolici, a sinistra, nella versione del dipinto londinese. Cranach si era occupato proprio assieme al maestro di Norimberga della realizzazione delle illustrazioni del Libro d’ore dell’Imperatore Massimiliano I d’Asburgo.

 


In basso si vede il piccolo Amore che ha rubato un favo di miele, ma è perseguitato dalle api che lo pungono. 

Il dipinto è caratteristico, nella tipologia femminile sinuosa e allungata, della raffinata maniera di Lucas Cranach ed anche il tema rientra nella produzione di questo artista, autore di numerose Veneri accompagnate da amorini. Il favo di miele, recato da Amore, è simbolo dei suoi doni, che sempre riservano, dopo l’iniziale e breve dolcezza, le punture dolorose delle api. I versi di Teocrito rammentano la caducità dei favori di Venere e la tristezza futura. Venere è il probabile ritratto di una dama della corte di Sassonia.

La vicenda racconta di come Cupido, rubato un favo di miele da un alveare, ne abbia ricevuto in cambio unicamente punture d’api: ai suoi lamenti, la madre Venere avrebbe risposto rammentando al piccolo quanti danni arrecasse lui con le sue frecce. Venere, con un gesto della mano, sembra volerlo calmare, e, nel contempo, si rivolge allo spettatore quasi per ammonirlo. E il senso dell'ammonizione è spiegato, in latino, in un'iscrizione apposta direttamente sul cielo, nell'angolo in alto a destra.


DV / PVER ALVEOLO FVRATVR MELLA CVPIDO. / FVRANTI DIGITV CVSPITE FIXIT APIS. / SIC ETIA NOBIS BREVIS ET PERITVRA VOLVPTAS / QVA PETIMVS TRISTI PIXTA DOLORE NOCET

È infatti chiaro il messaggio allegorico insito nel dipinto: i piaceri (in particolar modo i piaceri dell'amore), simboleggiati dal miele, spesso son causa di tormenti (le api) per il malcapitato che ne abusa. E nel caso degli eccessivi piaceri d'amore, la conseguenza sarebbe le malattie veneree, una piaga particolarmente diffusa nella Germania del tempo, vere e proprie epidemie portate dagli eserciti impegnati nelle varie guerre. Si tratta dunque di un'allusione ai piaceri ed ai rischi, fisici oltre che morali, dell'amore: essendo peraltro Cranach proprietario di una farmacia, doveva conoscerne bene gli effetti.

L'eleganza formale di questa Venere, dal vezzoso copricapo che non cela l’accurata acconciatura ed ornata da un monile vistoso, lascia trapelare il gusto delle corti del tempo, ancora legato ad un passato gotico. 

Così tutte le sue figure femminili, che siano eroine nude, cortigiane o nobili principesse:

 


Lucrezia, l’olio su tavola recentemente battuto all’asta da Christie's a New York a cinque volte (5.070.000 dollari) la sua stima iniziale.  Il dipinto è stato offerto dal Brooklyn Museum di New York per far fronte ai gravi problemi finanziari sorti a seguito della pandemia da coronavirus.

 

Le principesse sassoni Sibilla, Emilia e Sidonia

Proprietario anche di una stamperia, Cranach fu eletto per ben tre volte borgomastro di Wittenberg, dove aveva la sua fiorente bottega e conservò la sua carica pittorica, ottenuta nel 1505 da Federico III il Saggio, Elettore di Sassonia, anche sotto gli elettori Giovanni-Costante e Giovanni Federico I di Sassonia, per i quali dipinse dei nudi biblici e mitologici con un erotismo allusivo. Essendo stato catturato il suo protettore Giovanni Federico dopo la Battaglia di Mühlberg, Cranach lo accompagnò in cattività dal 1550 al 1552, prima di ritornare a Weimar, nuova residenza elettorale, per morirvi l'anno seguente, dopo aver prodotto più di quattrocento opere.

Autore di dipinti ed incisore, si occupa della realizzazione degli apparati decorativi per tornei, matrimoni e feste di corte: in buona sostanza è il responsabile di quasi tutto l’ideale estetico della Corte di Sassonia, come sarà Giulio Romano a Mantova per i Gonzaga.

Nel 1508 viene conferito a Cranach dall’Elettore la lettera araldica recante il simbolo del serpente alato, che diverrà la sua firma:

 


Se vuoi vedere con i tuoi occhi Amore punito e scorgere il serpente alato, raggiungi la città dei Gonzaga, alla mostra Venere. Natura, ombra e bellezza, allestita nelle sale di Palazzo Te dal 12 settembre al 12 dicembre 2021.


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