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lunedì 12 aprile 2021

Tutto iniziò dagli Etruschi: Mantova e il Forcello

 di Anastasia Malacarne


Echi lontani di storia ci riportano alle origini, e ci parlano di una civiltà antica, affacciata sul fiume Mincio, di cui rimangono tracce disseminate tra Mantova e alcune zone della provincia, che vengono alla luce una dopo l’altra a comporre un nuovo capitolo sulla conoscenza di una popolazione che fu all’origine della storia del territorio mantovano: gli Etruschi. Presenti in Italia dal IX al I sec. a.C., la loro provenienza è tuttora oscura, ma è certo che si tratti di un popolo stabilitosi nella zona della Toscana, dell’Umbria e del Lazio, influenzato da importanti contatti con il mondo greco e orientale, e che, spinto dall’invadenza di antagonisti come Romani e Celti, si espanse in altre zone d’Italia a partire dal VII secolo a. C., tra cui la Pianura Padana, alla ricerca di nuove vie commerciali.
Le genti etrusche scelsero un piccolo dosso rilevato all’interno del paleoalveo del Mincio, ideale per evitare le inondazioni del fiume, e dove si era formato un lago che fu determinante per la scelta del luogo, poiché consentiva un approdo sicuro per imbarcazioni che arrivavano direttamente dalla Grecia risalendo l’Adriatico, con le merci preziose destinate all’aristocrazia etrusca. Era questa una zona di confine, in cui il fiume divideva l’area di influenza etrusca da quella di influenza veneta. Il Forcello era il maggiore centro etrusco a nord del Po, in posizione strategica con comodi collegamenti via terra e via acqua ad altri centri etruschi dell’Italia settentrionale. L’area di quella che era la città etrusca, di cui non conosciamo il nome, è di circa 120.000 mq, mentre il parco del Forcello ne occupa 8.000. L’abitato, di forma triangolare, era circondato da un terrapieno che la proteggeva dall’invadenza delle acque del Mincio; una traccia di questa sorta di argine di protezione è ancora visibile in un dislivello del terreno presente non lontano dall’ingresso del parco. L’insediamento era organizzato in un sistema ortogonale di strade parallele tra di loro fiancheggiate da canali, che si incrociavano perpendicolarmente formando dei quartieri.




Il Forcello fu fondato attorno al 540 a.C. ma venne abbandonato nel 380 a.C. e mai più abitato, probabilmente a favore di Mantova: pare infatti che gli etruschi del Forcello si spostarono poco oltre, nel centro che poi diventò una delle città etrusche del nord più importanti. Gli scavi finora condotti a Mantova, infatti, hanno restituito materiali non più antichi della prima metà del V sec. a.C., mentre il Forcello risulta più antico di 70-80 anni.

Lo scavo del Forcello, ad opera dell’Università degli studi di Milano, ha evidenziato materiali straordinari, sia di produzione locale che di importazione, come la ceramica attica e la grande quantità di anfore greche per il trasporto di vino e olio. Il pendaglio in bronzo a ruota raggiata, oggi simbolo del parco, è uno dei pezzi più particolari. In generale, i materiali ritrovati testimoniano come il centro etrusco fosse un luogo d’élite, e a tale scopo non si può non citare il magnifico scarabeo di diaspro verde di fattura fenicia, un ritrovamento veramente eccezionale. Il Forcello, dunque, era un importante emporio commerciale dell’Etruria padana, un avamposto da cui gestire i rapporti con le popolazioni del Nord Italia, alpine e transalpine. Sono venuti alla luce anche materiali che provano i rapporti con il mondo golasecchiano dei Celti.



Il parco archeologico

Nel 2006, per valorizzare l’area e rendere fruibili i risultati della ricerca è stato aperto al pubblico il parco archeologico, dove si effettua attività didattica con le scuole, archeologia sperimentale per adulti, eventi ed incontri culturali per divulgare la conoscenza della storia di questa antica città “invisibile”, dato che il centro etrusco non ha lasciato resti monumentali e musealizzabili. Gli etruschi costruivano le case con legno, paglia, argilla, materiali deperibili di cui non sono rimaste tracce consistenti; per questo il parco cerca di restituire ciò che non è più visibile. In più, il Forcello è uno dei pochi parchi archeologici in Italia con lo scavo ancora in corso, valore aggiunto per le visite che comprendono quindi la possibilità di vivere lo scavo e di vedere gli archeologi al lavoro.




La “casa” dei pesi da telaio del Forcello

Il parco comprende la ricostruzione fedele di un’abitazione di cui sono stati ritrovati i resti, che fu distrutta da un incendio nel 450 a. C.; si tratta di un laboratorio per la produzione di tessuti dipendente dalla casa aristocratica dei “Vella”, di cui conosciamo il nome dall’iscrizione su 4 ciotole che facevano parte dell’arredo di questa abitazione. Nella casa sono stati rinvenuti diversi pesi da telaio che testimoniano la presenza di un telaio verticale a parete nel vano maggiore, mentre nel vano minore si trovavano innumerevoli olle contenenti cereali e legumi. Tali ritrovamenti identificano il luogo come laboratorio artigianale-magazzino, la cui struttura era costituita dall’incannucciato e con il tetto in canne palustri. Gli ambienti sono stati ricostruiti minuziosamente sulla base dei reperti ivi presenti, e oggi sono sede di coinvolgenti laboratori didattici dedicati alle scuole.

... e a Mantova?

Le principali testimonianze etrusche della città di Mantova si trovano all'interno del perimetro della civitas vetus, nella zona di Piazza Sordello, tra cui molte sotto Palazzo Ducale e in Piazza Santa Barbara, dove già a quei tempi esisteva un'area sacra. Anche in questo caso, gli Etruschi scelsero una piccola altura per fondare la città, che diventa nodo dei commerci etruschi verso l'Europa centrale. Ancora un insediamento indissolubilmente legato alle acque del Mincio, come al Forcello.
Ma sulla ricerca di testimonianze etrusche non è ancora stata scritta la parola fine, e molto ancora si cela nei campi attorno al Forcello e sotto i ciottoli del centro storico di Mantova. Un mistero ancora da svelare? Le vere origini del nome della città.

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