Tutto iniziò dagli Etruschi: Mantova e il Forcello
di Anastasia Malacarne
Lo scavo del Forcello, ad opera dell’Università degli studi di Milano, ha evidenziato materiali straordinari, sia di produzione locale che di importazione, come la ceramica attica e la grande quantità di anfore greche per il trasporto di vino e olio. Il pendaglio in bronzo a ruota raggiata, oggi simbolo del parco, è uno dei pezzi più particolari. In generale, i materiali ritrovati testimoniano come il centro etrusco fosse un luogo d’élite, e a tale scopo non si può non citare il magnifico scarabeo di diaspro verde di fattura fenicia, un ritrovamento veramente eccezionale. Il Forcello, dunque, era un importante emporio commerciale dell’Etruria padana, un avamposto da cui gestire i rapporti con le popolazioni del Nord Italia, alpine e transalpine. Sono venuti alla luce anche materiali che provano i rapporti con il mondo golasecchiano dei Celti.
Il parco archeologico
Nel 2006, per valorizzare l’area e rendere fruibili i risultati
della ricerca è stato aperto al pubblico il parco archeologico, dove si effettua attività
didattica con le scuole, archeologia sperimentale per adulti, eventi ed
incontri culturali per divulgare la conoscenza della storia di questa antica
città “invisibile”, dato che il centro etrusco non ha lasciato resti monumentali
e musealizzabili. Gli etruschi costruivano le case con legno, paglia, argilla,
materiali deperibili di cui non sono rimaste tracce consistenti; per questo il
parco cerca di restituire ciò che non è più visibile. In più, il Forcello è uno
dei pochi parchi archeologici in Italia con lo scavo ancora in corso, valore
aggiunto per le visite che comprendono quindi la possibilità di vivere lo scavo
e di vedere gli archeologi al lavoro.
La “casa” dei pesi da telaio del Forcello
Il parco comprende la ricostruzione fedele di un’abitazione
di cui sono stati ritrovati i resti, che fu distrutta da un incendio nel 450 a.
C.; si tratta di un laboratorio per la produzione di tessuti dipendente dalla
casa aristocratica dei “Vella”, di cui conosciamo il nome dall’iscrizione su 4
ciotole che facevano parte dell’arredo di questa abitazione. Nella casa sono
stati rinvenuti diversi pesi da telaio che testimoniano la presenza di un
telaio verticale a parete nel vano maggiore, mentre nel vano minore si
trovavano innumerevoli olle contenenti cereali e legumi. Tali ritrovamenti
identificano il luogo come laboratorio artigianale-magazzino, la cui struttura era
costituita dall’incannucciato e con il tetto in canne palustri. Gli ambienti
sono stati ricostruiti minuziosamente sulla base dei reperti ivi presenti, e oggi
sono sede di coinvolgenti laboratori didattici dedicati alle scuole.
... e a Mantova?
Le principali testimonianze etrusche della città di Mantova si trovano all'interno del perimetro della civitas vetus, nella zona di Piazza Sordello, tra cui molte sotto Palazzo Ducale e in Piazza Santa Barbara, dove già a quei tempi esisteva un'area sacra. Anche in questo caso, gli Etruschi scelsero una piccola altura per fondare la città, che diventa nodo dei commerci etruschi verso l'Europa centrale. Ancora un insediamento indissolubilmente legato alle acque del Mincio, come al Forcello.
Ma sulla ricerca di testimonianze etrusche non è ancora stata scritta la parola fine, e molto ancora si cela nei campi attorno al Forcello e sotto i ciottoli del centro storico di Mantova. Un mistero ancora da svelare? Le vere origini del nome della città.
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