MANTO GUIDE TURISTICHE - Visite guidate a Mantova

Se un giorno voleste conoscere questo gioiello, Mantova, e lasciarvi sopraffare dal suo fascino e dalla sua malinconica bellezza, saremo liete di accompagnarvi in un suggestivo percorso lungo i secoli: la Mantova di ieri e quella di oggi vi attendono per stupirvi con mille incanti. mantoguide@gmail.com +39 3494539179

Le mie foto
Nome:
Località: MANTOVA, Mn, Italy

Siamo guide turistiche abilitate per la provincia di Mantova e il nostro interesse principale è far conoscere la bellezza della nostra città e del suo territorio. Per visite guidate inviate una mail e saremo liete di metterci in contatto con voi. Possiamo fornire proposte personalizzate a richiesta, con programmi dettagliati e prezzi. Tour e visite guidate a Mantova mantoguide@gmail.com +39 3494539179 Lascia una recensione: https://tinyurl.com/mantoguide

domenica 15 novembre 2020

Un fiore per tre dame

 Un fiore per tre dame

Di Claudia Zerbinati


L’aquilegia popola i giardini del 1400: per la medicina popolare la pianta era astringente, antisettica, depurativa e calmante, tanto che veniva consigliata per disturbi del sistema nervoso. In realtà la parti aeree ed i semi contengono una sostanza tossica per cui se ne può utilizzare solo la radice ad uso esterno nella cura di ulcere, scabbia e tigna: l’alcaloide chiamato aquilegina danneggia gravemente la funzionalità cardio-circolatoria e respiratoria. Appellata anticamente fior di leone, era conosciuta ovunque con uno dei suoi molti nomi: amor nascosto, colombina, aquilantina ed anche con il nome di amor perfetto. 

Leonardo da Vinci la pone accanto a Maria nella celebre Vergine delle rocce, come simbolo di unione tra Umano e Divino e la raffigura ritraendola dal vivo nel disegno oggi a Windsor.

 


Nel quadro del Pisanello, una tempera su tavola (43 cm x 40 cm) oggi al Louvre, chi è la fanciulla effigiata….sul cui manto appare il vaso biansato con le ancore, impresa araldica della famiglia Este? 

La critica, senza averla mai definitivamente identificata, la indica come una Este o una Gonzaga, restringendo la cerchia della possibile fanciulla ritratta alle tre seguenti spose: Margherita, Lucia o Ginevra. Non possono soccorrerci i colori della ricca veste indossata, il bianco, il rosso ed il verde (che rimandano alle virtù teologali), appartenendo ad entrambe le casate.

Sul fondo sono dipinti fiori di garofano, che indicano il matrimonio, ma anche numerosi fiori di aquilegia.

 


Nel 1429 il signore di Ferrara, Niccolò III, desideroso di stabilire un’alleanza con i Gonzaga, avvia con Gianfrancesco Gonzaga le trattative nuziali: la prescelta è Margherita Gonzaga, la prima nata tra le femmine, che ha 11 anni. Il signore di Mantova acconsentì all'unione a patto che Leonello d’Este venisse riconosciuto da Niccolò III suo successore come marchese di Ferrara, malgrado fosse figlio illegittimo e non certo l’unico avendo avuto l’estense oltre 800 amanti, tanto da meritare il soprannome de Il gallo di Ferrara, al punto che di lui si scrisse come “In Ferrara e nel contado non c'era cantone ove egli non avesse alcun figlio bastardo”, tanto che fra il popolo era diffuso il detto “Di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò”. E’ il 1435 quando la diciassettenne Margherita ed il ventottenne Leonello, vengono uniti in matrimonio. 

Nel 1437 a rafforzare il legame tra i due casati sarà un altro matrimonio, quello tra il condottiero Carlo Gonzaga, secondogenito del signore di Mantova, e Lucia D’Este, sorella di Leonello.

La gemella di Lucia, Ginevra, era nel frattempo stata data in sposa dal padre allo spietato cugino, Sigismondo Pandolfo Malatesta, noto come il Lupo di Rimini. 

Quale quindi di queste tre spose è ritratta nel quadro?

Pisanello è di casa alla corte dei Gonzaga, al servizio di Gianfrancesco Gonzaga e di suo figlio Ludovico, ma lo è anche alla corte degli Este e dei Malatesta. Nemmeno la data d’esecuzione del dipinto ci aiuta, oscillando dal 1435 al 1449.

Come detto, sullo sfondo del dipinto compaiono numerosi fiori di aquilegia e proprio la presenza di questo fiore potrebbe contribuire a risolvere il nome segreto del personaggio rappresentato…. 

Dobbiamo leggerlo come il fiore dell’amore tradito e dunque si tratterebbe di Ginevra d’Este? Una leggenda medievale, che ci riporta nell’alta Italia dei Longobardi, a Monza, narra della principessa, Teodagne, andata in sposa a Rutibando, un principe indegno di lei. Le altre dame, per ristabilire giustizia, avevano deciso di ucciderlo, ma la moglie attraverso le pratiche di uno stregone, che aveva dimora in una caverna nei pressi del lago di Como, decise di trasformarlo con un incantesimo in un’aquilegia per salvarlo comunque dalla furia assassina delle altre donne, in collera con lui. In ricordo di questo pessimo marito, oltre che per il suo aspetto sinistro uncinato, di corna, emblemi diabolici e di perdizione, l’aquilegia assurge a simbolo del capriccio, della lussuria più sfrenata, dell’egoismo e dell’ipocrisia. Questi tratti ben si addicono al volubile ed infedele Malatesta, accusato dal Papa di aver avvelenato due delle sue mogli, Ginevra per prima. Inoltre, il rametto di ginepro appuntato sulla spalla della donzella ritratta potrebbe essere voler alludere al nome Ginevra. 

Non si dimentichi tuttavia che il ginepro era una pianta apotropaica, il cui nome in greco significava “respingere il nemico”. Era infatti credenza che i suoi rami spinosi tenessero lontani gli spiriti maligni e le malattie: potrebbe dunque essere una formula di protezione beneaugurante per qualunque sposa.

La presenza del vaso degli Este e del garofano simbolo del matrimonio potrebbe alludere anche a Lucia d’Este, gemella di Ginevra, che sposa il vent’enne Carlo Gonzaga, descritto caratterialmente come un’entusiasta e con grandi ambizioni. Anche se solo figlio secondogenito del Marchese di Mantova, invero, suo fratello maggiore Ludovico sembra in rotta con il padre, che lo ha bandito dal feudo minacciando nell’aprile del 1436 “chiunque avesse pratica con lo traditor de Lodovigo”, reo di essersi messo al servizio dei Visconti mentre il padre era condottiero della Serenissima e di non aver ancora avuto eredi dalla donna sposata tre anni prima, la nipote dell’Imperatore. Da quest’ultimo, che gli aveva confermato da poco il titolo marchionale, Gianfrancesco Gonzaga aveva ottenuto infatti il privilegio di poter tramandare il titolo al figlio prediletto, anche se non primogenito: in questo momento sarebbe dunque Carlo il successore. Tutto sembra arridere a Lucia che tuttavia, a pochissimi mesi dal matrimonio, muore a soli 18 anni, senza aver dato alla luce eredi: eppure l’aquilegia viene anche letta come simbolo della fertilità e questo contrasterebbe con la figura di Lucia. 

In Francia si dà all’aquilegia il nome Dame honteuse, oppure Ancholie, che riporta direttamente al significato di “Malinconia”, connotando il fiore di una sfumatura di tristezza ed allusivo della morte. Nel dipinto inoltre, accanto alla protagonista posta di profilo, appaiono molteplici farfalle, simbolo dell’anima e della resurrezione. 

Torniamo all’aquilegia, che con i suoi petali dai caratteristici speroni, ricorda il becco o gli artigli di un’aquila, da cui secondo alcuni deriverebbe il nome, tanto da esser chiamata anche aquilina: l’aquila era fin dalle origini l’emblema che campeggiava sullo stemma degli Este, ma l’aquila imperiale aveva appena fatto la sua comparsa nello stemma del casato dei Gonzaga, quando nel 1433 Gianfrancesco Gonzaga, si era visto finalmente legittimato dall’Imperatore che faceva divenire ufficialmente ereditario il possesso di Mantova da parte della famiglia. Fino a quel momento sullo stemma della famiglia Gonzaga campeggiava solitario il leone ed il nome più antico con cui si appellava l’aquilegia era fior di leone, che rimanda con evidenza al nome di Leonello. Che si tratti dunque di Margherita Gonzaga, sposa di Leonello d’Este? Proviamo a conoscerli meglio. L’unione tra il brillante allievo di Guarino Veronese e la colta allieva di Vittorino da Feltre, diede vita ad un’unione insolitamente felice, grazie ai comuni interessi intellettuali dei due coniugi. 

Non dimentichiamo tuttavia la presenza dell’aquilegia intervallata dalle farfalle, che farebbe pensare a una persona deceduta. Di salute già cagionevole, Margherita in effetti si debilitò ulteriormente a causa del parto del suo unico figlio avuto nel 1438 - che sarà l’unico erede legittimo di Leonello - e morì l'anno successivo. Addolorato per la perdita della moglie, Leonello assunse nella sua insegna lance e rami spezzati: il vaso lo aveva adottato lui per primo nel suo casato quale emblema ed in questo caso campeggia sulla veste femminile adorno di perle, (la cui denominazione latina, margarita, rimanderebbe indiscutibilmente alla Gonzaga). Questo dipinto dalla datazione incerta potrebbe esser stato realizzato attorno al 1441, dopo la morte di Margherita, quando Lionello (che si risposerà soltanto nel 1444) diviene signore di Ferrara…..e Pisanello lo ritrae, nel dipinto oggi all’Accademia Carrara di Bergamo, così: 

 


La presenza sullo sfondo del ritratto di Leonello di rose dai petali bianchi screziati di rosso (simbolo, come declamato nel Roman de la rose, della conquista dell’amato nel giardino delle delizie e dell’amore passionale rimandando al mito di Venere ferita) e soprattutto la presenza evidente sui bordi della sua veste di perle, legherebbero indissolubilmente Leonello d’Este e Margherita Gonzaga, che sembrano guardarsi l’un l’altro…ma ricordiamoci che l’aquilegia è un fiore dai mille significati, anche sfuggenti e che non si lascia indovinare.

Come diceva Goethe:

Bella si erge l’aquilegia e china il suo capo.

È emozione? O è spavalderia?

Voi non lo indovinate.

J.W.Goethe, da Frühling (Primavera) in Vier Jahreszeiten (Quattro stagioni)



Etichette: , , , , , ,