MANTO GUIDE TURISTICHE - Visite guidate a Mantova

Se un giorno voleste conoscere questo gioiello, Mantova, e lasciarvi sopraffare dal suo fascino e dalla sua malinconica bellezza, saremo liete di accompagnarvi in un suggestivo percorso lungo i secoli: la Mantova di ieri e quella di oggi vi attendono per stupirvi con mille incanti. mantoguide@gmail.com +39 3494539179

Le mie foto
Nome:
Località: MANTOVA, Mn, Italy

Siamo guide turistiche abilitate per la provincia di Mantova e il nostro interesse principale è far conoscere la bellezza della nostra città e del suo territorio. Per visite guidate inviate una mail e saremo liete di metterci in contatto con voi. Possiamo fornire proposte personalizzate a richiesta, con programmi dettagliati e prezzi. Tour e visite guidate a Mantova mantoguide@gmail.com +39 3494539179 Lascia una recensione: https://tinyurl.com/mantoguide

martedì 28 aprile 2020

MANTO DI LUNA
La Grancontessa Matilde




Da oggi inauguriamo una nuova rubrica, Manto di Luna, che cadrà ogni luna nuova, proprio come oggi. Il simbolo della luna è infatti legato a Mantova fin dai tempi pagani, quando la città era consacrata alla dea Diana, e oltre. Ogni nuova luna dunque, presenteremo un personaggio che è passato di qui, e che ha lasciato un segno. Il primo che abbiamo scelto è nientemeno che la Grancontessa Matilde di Canossa.




Matilde si è fermata qui
Anastasia Malacarne


D
iversi anni fa, passando per una strada bassa che da Gonzaga conduce a Bondeno, mi fecero notare una corte, simile a molte altre corti di campagna nei dintorni, che però aveva qualcosa di speciale, perché in tempi assai remoti era appartenuta ad un personaggio di grande importanza, la Contessa Matilde di Canossa. Ero solo una bambina allora, ma ricordo come la cosa colpì la mia immaginazione: possibile che in quel luogo tanto anonimo e malconcio, occultato nei campi confinanti tra Gonzaga e Reggiolo, fosse vissuta una delle più grandi figure femminili della storia? Conservo un’immagine nitida di quella costruzione antica, che a me pareva semplicemente vecchia, coperta di edera, che nulla conservava di signorile o regale. La mia sorpresa aumentò quando seppi che la Contessa vi era addirittura morta. Da quel momento in poi quella casa per me divenne un luogo magico e misterioso, che si sarebbe svelato ai miei occhi solo dopo molto tempo.
Oggi quella corte è ancora là, contrassegnata da un cartello giallo che, in un italiano stentato, racconta al passante distratto cosa avvenne in quel luogo ben nove secoli fa.
In terra mantovana, la terra dove nacque e fu sepolta, tutto parla di Lei; il suo segno è rimasto indelebile nella storia, nell’arte, nelle strade, nelle pietre delle nostre chiese romaniche.



Mantova e Matilde

Matilde nacque, molto probabilmente a Mantova, nell’anno 1046 da Bonifacio di Canossa e Beatrice di Lorena, che qui risiedevano per l’importanza strategica della città all’interno dei territori canossiani. Vi sono prove dell’esistenza di un palazzo sede della Corte di cui, disgraziatamente, non rimangono tracce.
In occasione della seconda inventio del Preziosissimo Sangue di Cristo nel 1048, Beatrice ordinò l’elevazione di un monastero dedicato a Sant’Andrea, dopo che nel 1046 era stata riedificata l’omonima chiesa come ringraziamento per la nascita di Matilde. Seguirono altri lavori di ampliamento della chiesa, sia per volontà di Bonifacio che dell’imperatore, e le sacre reliquie vennero poste nella cripta sotto l’altare.
Il padre di Matilde morì in circostanze poco chiare durante una battuta di caccia nel 1052, nei pressi di Mantova, forse vittima di un agguato. In Duomo, una lapide nella cappella dell’Incoronata ricorda il luogo della sua sepoltura.
La fanciulla, che passò gli anni dell’infanzia in Germania, dopo la morte dei fratelli Beatrice e Federico, si ritrovò unica e giovanissima erede del patrimonio feudale dei Canossa, esteso tra i territori di Lucca, Ferrara e Brescia, tra cui, naturalmente, anche Mantova.
Il rapporto tra la città virgiliana e la Contessa non fu mai facile: il popolo non amò particolarmente Matilde, tranne forse quando la sua vita stava ormai per giungere al termine. Nella Vita Mathildis del monaco Donizone si legge una rampogna alla città di Mantova per aver ceduto all’imperatore Enrico IV:

 […] “Mantova, se tu avessi voluto serbarti fedele
alla Contessa, con l’aiuto che Matilde ti dava
non solo dieci anni, ma venti avresti potuto
resistere senza paura ai nemici.”
[…] “ma perché il tuo nome gettasti all’ortiche,
per viltà consegnando te stessa ai nemici?
Popolata da gente cattolica, eri solita, prima,
celebrare la Pasqua di Cristo con la splendente Matilde:
la tua corte era colma di vivande e di doni,
veramente all’altezza della corte di un re. […]

Matilde non corrispondeva invece tali astiosi sentimenti; riconquistò la città e la perdonò. Il suo consigliere e guida spirituale, Anselmo da Baggio, Vescovo di Lucca, è il santo patrono della città, e morì a Mantova nel 1086. Fu proclamato santo a furor di popolo l’anno successivo. Anch’egli, come la Contessa, era molto legato al monastero di San Benedetto in Polirone, dove entrambi avrebbero voluto riposare, ma, come vedremo, le cose andarono diversamente. Il corpo incorrotto del santo è conservato in Duomo e viene esposto ogni 18 marzo all’adorazione dei fedeli.
Un segno intatto e tangibile della presenza di Matilde a Mantova è la chiesa più antica della città: la rotonda di San Lorenzo, luogo sacro e affascinante, carico di simboli. Il monumento, risalente al 1083, fu quasi certamente voluto dalla Contessa, che fu presente a Mantova con una certa continuità dal 1080 al 1090 circa. Pare che l’intento di Matilde, nella costruzione di San Lorenzo, fosse quello di creare una vera e propria cappella palatina, sul modello di quella di Aquisgrana. Ella, dunque, tramite questo edificio volle affermare il proprio potere e il potere cristiano, in contrasto con l’Impero.

Gli ultimi anni

Nel 1007 Tedaldo di Canossa aveva fondato il monastero benedettino di San Benedetto di Polirone, la “Montecassino del nord”, luogo estremamente caro a Matilde. Già Bonifacio aveva concesso grandi estensioni di terreno che i monaci si prodigarono a bonificare, e anche Matilde elargì numerose donazioni, che fecero del cenobio uno dei più ricchi d’Italia. La famiglia Canossa si riservava il diritto di nominare l’abate, e legava strettamente l’agire di quest’ultimo alla supervisione del signore, che aveva sempre l’ultima parola. Il monastero brillava come centro di cultura e lavoro, e diede vita a meravigliosi codici miniati, molti dei quali ci sono fortunatamente pervenuti.
Nel 1077, in seguito al famoso episodio avvenuto a Canossa tra l’Imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII, che vide la Contessa in veste di mediatrice, Matilde donò l’abbazia al papa, il quale a sua volta la pose sotto la giurisdizione di Cluny, che da allora influenzò notevolmente l’organizzazione del monastero e la vita stessa dei monaci.
Fu qui che Matilde volle essere sepolta, vestita con il saio delle monache benedettine, quando la morte la colse il 24 luglio del 1115, a 69 anni.
Leggiamo ancora dalle parole di Donizone:

[…]volle celebrare Matilde il Natale di Cristo
in un villaggio chiamato Bondeno.
[…] A letto ammalata per ben sette mesi, ella stessa
fece erigere dinanzi alla stanza in cui giaceva continuamente
una cappelletta in onore di Dio e San Giacomo […]
Così, restando distesa, poteva ascoltare la messa com’era suo uso.

Dunque, il monaco racconta gli ultimi momenti della Contessa trascorsi nella dimora del Bondanazzo di Reggiolo, non lontano dal monastero di Polirone. A quanto pare, poco prima di morire, Matilde fece costruire in questo luogo una cappella dedicata a San Giacomo, di cui non rimane nulla. La casa, oggi abitata da una famiglia di agricoltori, non conserva più l’aspetto originario ormai, anche se un’attenta analisi svela già dall’esterno che non si tratta di una semplice corte agricola come tutte le altre, e mostra soltanto, nell’ingresso principale, un bellissimo soffitto a voltini abbelliti da peducci in cotto rosso, e, seminascoste da una scala, tracce di pregiati affreschi, forse quattrocenteschi, di soggetto religioso, che lasciano immaginare ben più vaste sezioni di pareti dipinte: quanto mai auspicabile sarebbe una ricerca in tal senso. In particolare le figure rappresentano due personaggi con aureola dai tratti delicati, quasi muliebri, con in mano piccoli libricini, e un terzo personaggio, stavolta senza aureola, che spunta da una nicchia ricavata nell’angolo tra due pareti. La corte, essendo un’abitazione privata, non è purtroppo visitabile.
Il corpo di Matilde, dopo vari spostamenti all’interno del complesso abbaziale, fu collocato nella sagrestia della basilica di San Benedetto Po, e il monumento funebre fu ornato nel ‘500 da una tela di Orazio Farinati che ritrae la Comitissa guerriera a cavallo, con in mano il melograno, simbolo di saggezza e prosperità.
I resti di Matilde, nel 1632, furono trafugati da San Benedetto Po per volere di papa Urbano VIII e riposano ora nella basilica di San Pietro in Vaticano, nel grandioso monumento eretto dal Bernini, molto lontano dal luogo da Lei tanto amato.

venerdì 17 aprile 2020

MANTOVA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS


Questo video è un messaggio d'amore per Mantova e di speranza per il futuro
Le vostre Manto guide turistiche